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23 maggio, legalità, memoria ed impegno


Oggi è 23 maggio e il pensiero non può che andare al 1992, a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Oggi è la giornata della legalità. Sicuramente sarebbe stata impensabile una giornata del genere 24 anni fa. Se oggi ci sono tantissimi giovani che 365 giorni all’anno si impegnano con passione ed entusiasmo, lo si deve soprattutto a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Se oggi la tv di Stato dedica una giornata all’argomento, se oggi a scuola si parla di Mafia lo si deve a quella riscossa civile seguita proprio da a quelle immagini che hanno colpito nell’animo più profondo non solo la città di Palermo ma l’Italia tutta, che hanno formato una generazione.
Tutto questo, però, non basta. Facciamo che alle commemorazioni odierne ci sia un’effettiva azione nei territori e soprattutto nelle scuole. Facciamo che ai post o alle citazioni di oggi, segua uno schiaffo ai potenti collusi con il sistema, o ancor di più ai politici e ai partiti vicini alle organizzazioni criminali. La memoria senza impegno diventa retorica. Meno eroi da immolare, più cittadini responsabili e attivi.



























Non si può prescindere, quindi, dal rispetto delle regole nel nostro agire quotidiano, dal seguire i principi dettati dalla nostra Costituzione. Per combattere le mafie bisogna ridare dignità alle persone. Bisogna ridare una prospettiva, un futuro, un sogno. Giovanni Falcone fu il primo ad intuire che la mafia non era una somma di fenomeni locali, ma un fenomeno estremamente complesso, convergenza di tanti fattori politici, culturali, sociali e culturali. Per sconfiggere questa piaga, dunque, l’azione deve essere svolta a 360 gradi su queste tematiche.
Chiudo sottolineando come le mafie siano presenti anche nel nostro territorio, come ampiamente sottolineato, sul nostro portale. Non voltiamoci dall’altra parte: Agiamo insieme, costruiamo una società migliore, libera e democratica. Il “metodo mafioso” quell’insieme di prevaricazione delle regole, di impunità di fronte alla legge, quella pretesa di sentirsi padroni assoluti di un territorio, quella vigliaccheria che permette a “lor signori” di lucrare anche sui più poveri, la vediamo, purtroppo, in azione ogni giorno. Solo combattendo questi sistemi piccoli e grandi, vicini e lontani avremo dato l’effettivo seguito alle idee di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e di tutti gli altri morti ammazzati per un’Italia migliore.


La mafia, lo ripeto ancora una volta, non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società. Questo è il terreno di coltura di Cosa Nostra con tutto quello che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione” Giovanni Falcone

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