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Un pellegrinaggio dalle mille emozioni, il diario di una giornata fantastica

IL CAMMINO DELLA CARITÀ
Sulle orme del Beato Angelo Paoli

Grazie all’invito di p. Lucio Maria Zappatore, O. Carm. e di alcuni collaboratori si è sentita la necessità di conoscere meglio non solo la vita di questo straordinario Sacerdote Carmelitano, ma anche i luoghi che l'hanno visto nascere e operare, ecco allora che grazie al lavoro di ricerca di p.Lucio  e di alcuni collaboratori si è riusciti a conoscere un itinerario che  ha raccolto  i luoghi che hanno visto protagonista  p. Angelo e scoprendo episodi significativi della vita del Beato. In occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia voluto da papa Francesco, la Diocesi di Roma ha inteso inserire questo pellegrinaggio,  l’itinerario arricchito nel suo significato spirituale, con brevi riflessioni sulle sette opere di misericordia corporali:
dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, visitare gli infermi, alloggiare i pellegrini, seppellire i morti, visitare i carcerati


A sorpresa il buon pellegrinaggio di Papa Francesco ai partecipanti









































Il giorno 30 Aprile 2016,   alle ore 9:00  ci siamo trovati puntuali davanti alla Basilica dei SS. Silvestro e Martino per partecipare all’itinerario sulle orme del Beato Angelo Paoli .  Di fatto iniziamo il pellegrinaggio preceduto da un cartello, preparato da un parrocchiano romano con la scritta: pellegrinaggio sulle orme del Beato Angelo Paoli.  Sotto la guida instancabile di p. Lucio Zappatore, ideatore dell’itinerario, viene fatta visita collettiva alla tomba del Beato Angelo Paoli, alle sue reliquie: spoglie, effigie, calchi, libri, paramenti, vestiti. Si sofferma a narrare particolari della sua vita e mostra in alto nella navata centrale della chiesa il primo balconcino a sinistra dove il Beato passava nottate intere in adorazione del SS. Sacramento. Mostra la tomba del Beato con la scritta “ Padre dei poveri” voluta dall’allora Papa Clemente XI. p. Lucio mostra a destra della tomba una statua in legno del Cardinale teatino S. Giovanni Maria Tomasi di Lampedusa, amico ed ammiratore di Angelo Paoli.
Padre Lucio racconta aneddoti gustosi, recita una preghiera e guida i pellegrini sulla piazza antistante la Basilica, teatro di diversi miracoli fatti dal Beato Angelo nella moltiplicazione dei pani, per sfamare i bisognosi. Il breve corteo di circa 50 persone lascia San Martino ai Monti fino a giungere al Largo Brancaccio, in via S. Vito, entra nel Conservatorio delle Viperesche. Padre Lucio si dilunga nel racconto di curiosità artistiche, storiche sul Conservatorio dell’Immacolata Concezione fondato nel 1668 da una nobildonna romana Livia Vipereschi, dove Padre Angelo si recava come confessore, direttore spirituale, insegnante di canto gregoriano alle ragazze ospiti e mostra ancora l’organo in alto sul ballatoio. Il Conservatorio accoglie ancor oggi giovani ragazze, provenienti da tutto il mondo, inviate a Roma da molti Vescovi per far loro frequentare teologia presso le università ecclesiastiche romane. Percorriamo la lunga via Merulana in direzione della Basilica di S. Giovanni in Laterano e la guida ci indica durante il percorso lo spazio a destra un tempo tutto coltivato a vigneto, che il Beato attraversa per recarsi da S. Martino all’ospedale di S. Giovanni, spesso con pentoloni di minestra, talvolta con un’orchestrina per rallegrare i malati, per annunciare che l’ospedale non era solo un luogo di sofferenza e tristezza, ma anche di speranza e di gioia. Alla fine di via Merulana  in piazza S. Giovanni è custodita la Scala Santa, costruita secondo la tradizione da lastre portate dal Calvario, che il Beato faceva spesso, sempre in ginocchio, si narra che dopo pochi mesi dalla sua venuta a Roma, uscendo dalla Scala Santa, abbia notato di fronte a sé l’ospedale di S. Giovanni; sentì l’impulso irresistibile a visitarlo. Vedendo la miseria e lo stato di abbandono dei malati, capì che quello sarebbe stato il suo apostolato a Roma. Padre Lucio ci conduce nella Basilica di S. Giovanni e ricorda loro che non vi è tempo per una illustrazione dei valori artistici e storici che contiene: chiede venia e propone una visita alla cappella del SS. Sacramento e poi li invita ad uscire da una porta laterale per entrare all’ospedale, dove svolgono ora assistenza spirituale i Padri Camilliani. Per l’occasione il 25 aprile 2010 all’Angelus il S. Padre Benedetto XVI ebbe a dire in onore del Beato: “Del Beato Angelo Paoli, originario della Lunigiana e vissuto tra i secoli XVII e XVIII, mi piace ricordare che fu apostolo della carità a Roma, soprannominato “Padre dei poveri”. Si dedicò specialmente ai malati dell’Ospedale San Giovanni, prendendosi cura anche dei convalescenti. Il suo apostolato traeva forza dall’Eucarestia e dalla devozione alla Madonna del Carmine, come pure da un’intensa vita di penitenza. Un collaboratore di p. Lucio, segue il gruppo dei pellegrini: con discrezione raccoglie i ritardatari, si fotografano i momenti più salienti del pellegrinaggio e con pazienza invita la comitiva a stare unita nel caotico traffico romano; è così che in corteo si entra nel grande padiglione dell’antico ospedale di S. Giovanni, ora trasformato in reception. Padre Lucio raccoglie i pellegrini nella cappella e si dilunga nel raccontar numerosi episodi edificanti della vita del Beato, da cui traspare schiettezza, abilità nel servire, autorevolezza verso i potenti e spirito di accoglienza verso i malati. Cosa insolita a  quei tempi, per sollevare l’umore dei malati, almeno una volta al mese “conduceva colà compagnie di musici e suonatori, affinché con l’armonia dei concerti si risvegliassero da tetri fantasmi. Talvolta voleva che si aggiungessero balli modesti. Ottenne dal Governatore di Roma di far sparare al termine di queste feste 30 mortaretti nella piazza davanti all’ospedale.”  Padre Lucio commosso ed con orgoglio sottolinea questa grande intuizione del Beato, di poter portare salute con l’allegria, indicandolo come vero antesignano della moderna “clownterapia”, ci racconta episodi edificanti, che riguardano la sua vita attuale e afferma di “sentire una presenza viva del Beato che lo segue, gli manda dei segnali, quasi scherza con lui, come quando gli ha fatto trovare un baiocco nella cassetta delle elemosine davanti alla sua immagine” Continua: “Il Beato Angelo Paoli va posto tra tre fulgide stelle di santità, esempio di dedizione e di servizio al prossimo, come San Filippo Neri, il Santo Curato D’Ars e la B. Madre Teresa di Calcutta.” Per ciascuno ha un significativo paragone, poi si commuove ed invita i presenti a proseguire con lui il pellegrinaggio nell’ultimo significativo tratto.La comitiva esce dall’ospedale, percorre via San Giovanni in direzione del Colosseo, che si scorge sempre ad ogni giro d’angolo. Si passa davanti alla facciata della chiesa di S. Maria delle Lauretane, di cui rimane solo la facciata, che faceva parte del complesso dell’Ospizio dei Convalescenti, fortemente voluto da Beato per accogliere gli ammalati dimessi dall’ospedale S. Giovanni. Nel 1870 l’edificio era stato adibito ad esattoria comunale, ora proprietà della banca Monte dei Paschi di Siena, destinato a diventare un grande albergo. Sulla facciata è stata affissa una lapide da Comune di Roma, con la dicitura: “In questo luogo sorgeva l’ospizio dei convalescenti fondato dal Sacerdote Carmelitano Beato Angelo Paoli, Padre dei poveri”. Il gruppo dei pellegrini giunge al Colosseo, dove viene accolto dal dottor Augusto DIANNI, rappresentante del Circolo di S. Pietro, che li accompagna dentro il Colosseo, senza pagare alcun obolo d’ingresso, ad una cappella riservata, non accessibile al pubblico, dedicata a S. Maria della pietà, con sculture ed affreschi rappresentanti Gerusalemme ed episodi della Via Crucis. Al tempo del Beato il Colosseo era attraversato dalle carrozze e sotto gli archi si nascondevano briganti e prostitute. Il Beato scosso dalle condizioni in cui era caduto il Colosseo, chiese ed ottenne dal papa Clemente XI il permesso di bonificarlo facendolo recintare e piantò tre croci in ricordo della passione di Gesù con delle cappelline dipinte con immagini della passione, iniziando di fatto la pratica della Via CrucisNel 1999 Papa Giovanni Paolo II, in occasione centenario della presenza dei Carmelitani nella Basilica di S. Martino ai Monti, lasciò scritto: “Come non far memoria di quel’umile frate, il Venerabile Angelo Paoli, Padre dei poveri ed Apostolo di Roma, che possiamo definire il fondatore ante litteram della Caritas nel rione Monti? Egli per primo collocò la croce nel Colosseo, dandovi inizio al pio esercizio della Via Crucis”. La pia comitiva esce commossa dal Colosseo, lentamente per meglio memorizzare ricordi ed immagini, e risalendo via Eudossiana giunge a via delle Sette sale, al Collegio S. Vittore, ora sede dei Canonici Regolari Lateranensi e all’epoca monastero delle Monache della Purificazione, dove abitualmente si recava il Beato per celebrare la Messa. Da poco sono stati rinvenuti i resti di un’antica cappella, che lui stesso fece restaurare e di cui P. Lucio mostra con una certa soddisfazione delle immagini di affreschi del XIV secolo, ritrovati e rielaborati al computer. Il pellegrinaggio termina tra la commozione dei presenti e con un edificante commiato di p.Lucio. Successivamente dopo un passeggiata tra i fori imperiali il gruppo  si recato a pranzo in un caratteristico ristorante per rifocillarsi, nel pomeriggio partenza per il Vaticano per il  pellegrinaggio alla Porta Santa. Insieme abbiamo percorso a piedi l’itinerario che da Castel Sant’Angelo conduceva fino alla Basilica Vaticana, attraverso via della Conciliazione. Ci siamo ritrovati in Piazza San Pietro all’orario convenuto e ci siamo messi in fila per entrare in Basilica; una fila solo apparentemente lunga perché è sempre molto scorrevole, utilizzando un’immagine simbolica del colonnato di Bernini ci siamo ritrovati in un luogo a cielo aperto  come una Chiesa dalle braccia spalancate ci siamo sentiti accolti, abbracciati dalla Misericordia di Dio. In seguito siamo entrati dalla Porta Santa e vivere l’indulgenza giubilare,   per poi raggiungere la tomba di San Giovanni Paolo II dove abbiamo avuto modo di pregare davanti a lui e ringraziarlo per i nostri nove anni di attività, una folla di fedeli accalcava la sua tomba dimostrazione di una grande devozione popolare per il nostro amato Karol; molti e per molto tempo, hanno guardato a lui con grande speranza e non solo per motivi religiosi; è forse per questo che Giovanni Paolo II ha dato alla Chiesa quell’immagine nuova della quale se ne sentiva forte il bisogno, dandogli un futuro con l’illuminata intuizione delle Giornate Mondiali della Gioventù. Tale esperienza ci ha permesso di ricordare le parole del Papa che attraverso il suo messaggio per questo giubileo affermava di raggiungere la Porta Santa e il Giubileo straordinario della Misericordia a vivere il pellegrinaggio come metafora della nostra esistenza e vuole essere stimolo alla conversione: “Attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi”. Successivamente il gruppo si reca presso la Chiesa di S.Spirito in Sassia, Santuario della Divina Misericordia per volontà stessa di Papa Giovanni Paolo II. Il Santuario non  distante dalla Città del Vaticano (poche centinaia di metri) e quindi facile da raggiungerlo. È un Santuario denso di spiritualità ed il silenzio di quei minuti ci ha permesso di respirare intensamente quell’atmosfera di pace e di amore che ogni anima anela anche senza accorgersene…: bisogna decidere di sperimentare questo silenzio, così lontano dall’incessante frastuono della nostra quotidianità…. Finalmente eccoci dinanzi all’immagine del Gesù Misericordioso, nel quale la nostra piccola comunità cristiana telematica pone ogni propria fiducia e speranza!… GESU’, CONFIDO IN TE!… Sulla sinistra una piccola statua della Santa alla quale la Divina Misericordia ha voluto rivelarsi, Suor Faustina Kowalska, con accanto il ricordo della benedizione che Papa Giovanni Paolo II ha voluto impartire il 23 Aprile 1995 (Domenica della Divina Misericordia) all’immagine del Gesù Misericordioso che lì si venera. Pronti per il rientro nella nostra Polignano per ritornare alla propria vita, convinti di aver vissuto un’esperienza indimenticabile e testimoni di aver calcato le orme di un grande esempio di vita cristiana.

per gli album completi delle foto del pellegrinaggio clicca sui link sotto.


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